05/06/11

Fuori dal Mucchio: intervista


Salvo Ladduca ci racconta del quartetto siciliano dei Marlowe, dei quali è cantante e chitarrista. "Fiumedinisi" - uscito per Seahorse/Audioglobe - scorre senza pause, come fosse un lungo sospiro. Mille ricordi custoditi che si espellono e tracimano diventando aria, lasciando il fiato corto e il cuore a pezzi. E Salvo si esprime così cantando in italiano attraverso le alte porte più eleganti del dark rock.

Come nascono i Marlowe? Quindi la storia in cui voi vi conoscete e decidete di formare un gruppo.Era il 1998, eravamo in un bar a parlare di cinema, letteratura e tante altre cose e lì abbiamo deciso di fondare il gruppo. La formazione attuale è di quattro elementi: chitarre, batteria e basso e siamo ben consolidati dal 2005. Quattro dischi all’attivo, di cui i primi tre prodotti da Cesare Basile e Marcello Caudullo e questo “Fiumedinisi” uscito alla fine del 2010, prodotto da Seahorse Records. Io e il bassista ci conosciamo da tempo, ma dopo tanti cambi di formazione siamo arrivati alla stabilità.

Ci sono dei gruppi che hanno rafforzato il vostro legame di gruppo, perché ne condividete l'ammirazione?Credo che i gusti in comune costituiscano la base fondamentale per iniziare un progetto, lo stesso vale pure per la buona convivenza. I Marlowe sono sempre stati amanti dell’arte in generale, quindi abbiamo condiviso la fame per i dischi, l’attrazione per i dipinti e le foto, l’amore per la letteratura e pure una sfrenata passione per la cucina.

Qual è il vostro modus operandi, quando scrivete e componete?La nostra composizione è sempre stata molto scrupolosa. Ci teniamo ad adagiare le parole e la musica su di un velluto e quindi si viene a trovare una situazione di equilibrio tra musica e testo e senti quando la canzone può funzionare, ottenendo l’opera finale con l’assoluto rispetto per la forma canzone. È l’ispirazione che ci tiene come delle marionette pronte per entrare in scena e quando si accomoda inaspettatamente dentro di te scatta il congegno della creazione. Di solito le nostre composizioni hanno inizio da un semplice appunto chitarra e voce o da una struttura ben definita a cui in seguito aggiungi le parole. È una delle poche cose che mi eccita ancora.

Quale parte preferite del vostro essere musicisti? Quando componete? Quando registrate in studio? Avere intitolato il disco con il nome del paese dove avete registrato potrebbe dare qualche indizio.Sono affascinanti entrambi i momenti: sia quello della creazione dove viviamo un aspetto alquanto “mistico”, che quello della registrazione dove si lavora sia a livello tecnico che a livello di sensazioni. Ci teniamo a dare una consistente importanza emozionale all’ esecuzione.
Il paese che ci ha ospitati per le riprese ha avuto un ruolo di rilievo per tutto quello che è il nostro nuovo disco. Era un posto perfetto come grembo dell’album per questo è diventato anche il suo titolo “Fiumedinisi” con tutte le carte in regola per confezionare in maniera elegante le nostre ultime canzoni.

Come sono andate le registrazioni?Le registrazioni nel paesino di “Fiumedinisi” sono state accompagnate dalla pioggia, dai silenzi e dal fiume che scorreva nervoso, tutto ciò legato ai nostri suoni e alle nostre idee. Eravamo in simbiosi con l’atmosfera nebbiosa del paese e il nostro concetto del momento. Sono stati giorni intensi, lontano da tutto quello che ci poteva distrarre: dal telefono e dal PC. Facevo tante passeggiate. In quel momento alla fine penso siamo riusciti a dare l’immagine di quello che i Marlowe sono oggi.

Tra gli ospiti notiamo la presenza di Angela Baraldi. Com'è nata questa collaborazione?Con Angela ci siamo incrociati ad un festival del cinema dove lei è stata premiata come miglior attrice per il film “Quo Vadis Baby” di Gabriele Salvatores, sapevamo fosse una donna dalla forte personalità ma tutto finì lì, quella volta, senza scambiare neanche quattro chiacchiere. A distanza di tempo, lei ha collaborato con un amico in comune che le ha fatto ascoltare le nostre canzoni e le ha proposto di collaborare con noi e penso che lei si sia sentita molto vicina alla nostra musica. È stata la donna perfetta per questo disco. Quando le abbiamo fatto ascoltare “In fondo alla gola” l’ha ascoltata con tanto entusiasmo. Diciamo sempre che il destino ti offre, a volte, i compagni ideali.

Invece, tra i musicisti che avete incontrato nella vostra storia musicale chi è stato importante per voi lasciando una traccia indelebile?Ogni esperienza che abbiamo fatto merita rispetto. Abbiamo conosciuto Hugo Race. E Cesare Basile che ci ha proprio seguiti in questi anni di grande amicizia e collaborazione e ci ha trasmesso il concetto umano e spirituale della band insegnandoci a rispettare la forma canzone. È stato fondamentale come d'altronde Marcello Caudullo e oggi Paolo Messere della Seahorse per quest’ultimo disco. Penso che ognuno di loro abbia contribuito alla nostra crescita artistica regalandoci il loro insegnamento e la loro professionalità. Le cose più significative che ci hanno consegnato sono l’umiltà e la voglia di mettersi sempre in gioco.

Com'è cambiato il vostro modo di scrivere nel corso degli anni? C'è qualcosa che avete lasciato indietro perché non vi convinceva del vostro modo di scrivere?Non guardiamo mai indietro, abbiamo sempre voglia di scommettere su quale strada prendere in questo avvincente viaggio. La scrittura cambia in base al periodo, ai mutamenti; è in stretto rapporto con le sensazioni e gli avvenimenti. Miriamo ad esprimere concetti che possono arrivare a tutti con una totale fluidità, quindi dando eleganza alla semplicità dell’espressione con parole, a loro volta, tenute strette da melodie ed atmosfere. Ogni tempo è come siamo stati e ha avuto la sua immagine, come quando abbiamo fatto “Mai perdonati” che vivevamo un certo periodo di emozioni e anche di ascolti, influenzati da Bonnie “Prince” Billy e Jonny Cash ma anche da Cesare Basile e con lui magari ascoltavamo insieme “Storia di un impiegato” di Fabrizio De André e quindi vivendo quel periodo ne eravamo influenzati. Ma poi passano gli anni e si ascolta altra roba. Un anno ho ascoltato solo John Cage, Luigi Tenco e My Blody Valentine e già si respirano altre atmosfere ed è bello per questo, perché c’è una continua metamorfosi del gruppo.

Per avere il vostro disco cosa bisogna fare?Si può acquistare nei negozi, ai nostri concerti , sulle piattaforme digitali, o con il circuito Feltrinelli e Audioglobe.

Francesca Ognibene

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