05/01/11

RockShock: recensione Fiumedinisi

Link: rockshock.it

Dopo essere passati dalla classica trafila dell’autoproduzione e dell’underground locale, i siciliani Marlowe approdano all’illuminata Seahorse Recondings per il loro debutto su un’etichetta “vera”.

Cesare Basile li ha presi sotto la sua ala già da un po’, Messere (il boss dell’etichetta) lo ha portati a fare il mastering a Chicago, Angela Baraldi fa l’ospite. Insomma, molta attenzione attorno a questa band che non è un bocciolo, ma un bellissimo fiore già bello che sbocciato.

I Marlowe, infatti, in questo Fiumedinisi sembrano tutto tranne che dei novellini. Le loro composizioni sono mature, il sound perfetto, le atmosfere nere come la pece, la forma canzone sempre rispettata, la melodia cercata con successo, le liriche sempre interessanti, il cantato che non prova a fare ciò che non potrebbe/dovrebbe, le chitarre equamente distribuite tra arpeggi e muri di feedback, le ritmiche precise e ipnotiche senza essere ripetitive.

Insomma, a farla breve, Fiumedinisi è un gioiellino indie rock, che spesso e volentieri sbanda con piacere verso il dark e la (post?) new wave, si lascia tentare dal post-rock, ma – al diavolo le gabbie dei generi – è soprattutto un disco cantato (quasi tutto) in italiano che in Inghilterra farebbe gridare al miracolo.

E invece qui avrà la solita vita dura di chi dovrà scontrarsi con problemi di distribuzione e una scena live desolante. I Marlowe non se lo meritano. Anzi. Dategli fiducia, non ve ne pentirete.

P.S.: per chi ama sentir parlare di musica facendo riferimendo ad altra musica (metamusica), parlando dei Marlowe potremmo fare riferimento a: Smog, Black Heart Procession, The Cure, A Toys Orchestra, My Bloody Valentine. Vi basta?

Massimo Garofalo

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