05/11/10

Lost Highways: recensione Fiumedinisi

Link: losthighways.it

Passione come lava rovente che scava magmatiche gallerie dell’anima. Questo lavoro dei Marlowe s’impone con prepotenza fin dal primo pezzo Chiedi al buio se mi vuoi in un crescendo di sonorità acide, caratteristica dell’intero album, a cui fa da contraltare la voce ipnotica, quanto la musica stessa, di Salvo Ladduca. Note come sferzate di cupe domande senza risposte.

I Marlowe, al loro quinto lavoro, si presentano come una band matura dalle innegabili potenzialità espressive. Brani in un cantato recitato, testi che sono vere e proprie rappresentazioni in musica di oscuri sogni surrealisti… Man Ray, De Chirico, Dalì, Magritte, Yves Tanguy.

Dei tuoi miracoli ovvero atmosfere sospese sull’orlo di baratri sonori, tentacoli distorti di una notte che fa di angoscia e buio il suo fascino di devastante bellezza, morbido e sfatto abbandono alla tristezza di un male dipinto, dal taglio degli occhi, in Fino alle ossa. Una Notte, specchio, quasi, di quella di Abend am Fenster di Chagall. Grembo metaforico di tutto l’album, come Devo tutto alla Notte sembra quasi proclamare e che ritroviamo in 2 Maggio, pausa di riposo dopo i primi tre pezzi, non di uguale forza, ma di altrettanta suggestione. Per In fondo alla gola i Marlowe si avvalgono della preziosa collaborazione di Angela Baraldi in un sensuale richiamo a due voci, mentre The last day swimming, brano sognante di ricca intensità sonora, ci conduce immediatamente all’universo di Nick Cave. Segue Christina che si affaccia con un incipit di energica bellezza portando avanti temi musicali e testuali che percorrono l’intero album. Sonorità cupe e distorte con influenze noise per Dalla terra, un brano strumentale che fa da preludio agli ultimi due pezzi: Di fame di madre ipnotico e carezzevole e La stanza di Veronica dove impercettibili suggestioni ci riconducono persino agli Sigur Rós.
Tempo sospeso ed ampi respiri aperti da un angosciato e pacato lirismo. E’ malessere, disagio esistenziale che intride ogni singola nota illuminando le tenebre di una notte dell’anima in quella bellezza perversa che il dolore sa suscitare nelle anime più sensibili, le stesse che potranno perdersi qui negli ingorghi di un buio che ti stringe alla gola e non ti lascia. Fiumedinisiè un’opera fortemente omogenea, quasi un concept album, forza e piccola debolezza di un disco che non vede emergere nettamente alcuni brani sugli altri, per quanto Chiedi al buio se mi vuoi, Dei tuoi miracoli e La stanza di Veronicarisaltino, comunque in maniera particolare. Un lavoro che s’impone, in ogni caso, e con forza su di una scena che, si spera, ne riconosca presto la qualità e il valore.

Serena Mastroserio

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